Scultrice
scultura

Biografia dell'artista

Siena è la città che ha dato i natali alla scultrice Chiara Tambani. Frequentando l’Istituto d’Arte “Duccio di Buoninsegna”, Tambani ha voluto approfondire la sua vocazione scultorea diplomandosi negli anni Ottanta presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, grazie alla frequentazione dei corsi di scultura tenuti dal grande artista Alik Cavaliere, già docente e direttore dell’Accademia stessa. È certamente il contatto con Cavaliere, uno dei più raffinati e singolari scultori del secondo Novecento, che induce la Tambani ad impossessarsi della materia manipolandola alla ricerca di nuove forme espressive, mediante l’uso di svariate tecniche scultoree.

Le sue opere sono create attraverso il sapiente uso di vari materiali, da quelli malleabili (specie terracotta e legno) ai metalli, e realizzando sopratutto composizioni e installazioni cariche di significati metaforici.

La sua è sicuramente un’autentica vocazione per la materia che applicata ad una pratica scultorea evocativa riesce a modellare il racconto umano, una storia che si fonde ad immagini che inducono passioni, sentimenti e viaggi onirici. Che siano, bronzi, terrecotte, pietre o legni, le sculture di Chiara Tambani, soprattutto quelle non figurative, hanno un forte radicamento con la Natura, possiedono forme morbide che appaiono essere motivi organici, frutto di una modellazione costante e armoniosa di Madre Terra. Significativa in tal senso è la Demetra, scultura realizzata nel 2010 per il Museo di Scienze Naturali dell’Accademia dei Fisiocritici: in essa si concretizza un’immagine che non ha nulla di figurativo ma che evoca il richiamo alla Madre Terra, dea del grano e dell'agricoltura, nutrice della gioventù e della terra verde, fautrice della vita e della morte.

Molte sono le opere realizzate nel territorio senese sia di committenza contradaiola, come il grande stemma di bronzo raffigurante un Drago posto nel 1986 sulla facciata dell’Oratorio della Contrada del Drago (questa una delle sue prime prove al grande pubblico), sia opere di committenza pubblica e istituzionale, basti pensare all’Omaggio ai vecchi fantini del Palio di Siena (12 agosto 1998) o all’effige bronzea di S. Caterina creata per il Policlinico “Le Scotte” nel 2001. Come non rammentare anche la realizzazione delle tre sculture commissionate nel 1999 dal Comune di Leonessa (Rieti) per la Pazza Madre Teresa di Calcutta: il progetto consiste in tre configurazioni scultoree di tradizione commemorativa, ricchi di segni che evocano fatti della vita quotidiana.

Le sue opere oscillano, pertanto, su due grandi filoni e percorsi: quello più classicheggiante e quello informale, negli ultimi anni sempre più “organico” fatto di materiali di recupero e legati al mondo della natura. Queste possiedono una coscienza di concretezza scultorea sia che riconducano a soggetti figurativi sia che rappresentino immagini prive di rimandi alla realtà contingente e quotidiana.

Luca Mansueto